TALOTTA (MIX): «PER I NUOVI SERVIZI SERVE LA CAPILLARITà»

«L’Italia è strategicamente importante per lo sviluppo del Mediterraneo, insieme a Spagna e Sud della Francia. Dal Medio Oriente all’Europa ci sono più di venti sistemi di cavi sottomarini che attraversano il Mediterraneo e lo stesso discorso vale per l’Africa, questo rende la creazione di hub in Italia di grande interesse per la comunità finanziaria e industriale». Alessandro Talotta è l’Executive President & Chairman del Mix, l’Internet Exchange provider di riferimento per il mercato italiano e oggi rappresenta il crocevia tra il centro Europa ed il Mediterraneo, motivo di attrazione per molti data center. Anche per questo Talotta, che nel suo curriculum annovera un passato in Sparkle, la controllata di Tim che gestisce i cavi sottomarini per il preziosissimo trasporto dei dati, vede nella fase attuale la possibilità di una nuova centralità per l’Italia.

L’esigenza, anche strategico-industriale di spingere sull’acceleratore c’è. «Si stanno sviluppando nuovi servizi – spiega Talotta in questa intervista al Sole 24 Ore - che richiedono una maggiore presenza e capillarità dei data center, perché siano sempre più vicini al cliente finale, ma che non necessitano di una presenza altrettanto capillare dell’Internet Exchange Point. Il quale, in questo contesto, risulta un riferimento per facilitare l’interconnessione tra le reti, fungendo più da polo di aggregazione che di distribuzione». Si possono quindi immaginare «macro-aree di presenza dell’Internet Exchange Point che interconnettono fisicamente o virtualmente le aree locali».

L’Italia, nel suo complesso, complice anche la frenata delle aree Flap (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi) sta diventando più attrattiva. «Con la costruzione di nuovi data center – aggiunge Talotta – una parte del traffico dei dati rimane all’interno del territorio e, di conseguenza, i contenuti vengono riprodotti localmente, senza richiedere l’occupazione di banda internazionale, per esempio per l’upload di contenuti che risiedono in aree distanti, come Amburgo, Francoforte, Parigi e Londra».

Certo, adesso, puntualizza il numero uno del Mix, «servirebbe un processo più veloce per l’ottenimento dei permessi e l’individuazione delle aree dove costruire e aggregare i poli tecnologici dei data center. È opportuno definire due o tre aree per città, mantenendo sempre una certa distanza per motivi di ridondanza. Il problema legislativo sarà sempre più evidente man mano che si andrà avanti con lo sviluppo di servizi sempre più vicini agli utilizzatori finali e in real time, come la mobilità sostenibile, la telemedicina e le applicazioni dell’intelligenza artificiale».

2024-08-21T09:38:45Z dg43tfdfdgfd