LAVORO, ARRIVA IL DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE: IN COSA CONSISTE LA PROPOSTA DI LEGGE

«Il lavoro deve migliorare la vita delle persone, oltre che la produttività del Paese», sono queste le parole di Anna Ascani pronunciate in seguito al deposito di una proposta di legge per garantire il diritto alla disconnessione, «ovvero il diritto di ogni lavoratore a non essere reperibile fuori dall'orario di lavoro»: ecco cosa prevede il progetto del PD

Diritto a disconnettersi, cosa cambia per i lavoratori 

Frutto della collaborazione con la realtà giovanile 'L'asSociata', la proposta di legge ora depositata alla Camera dei deputati intende introdurre definitivamente il diritto alla disconnessione. Lo scopo è quello di tutelare maggiormente i lavoratori, migliorare la vita delle persone e, allo stesso tempo, aumentare la produttività delle imprese. «Serve una nuova scommessa sulla qualità del lavoro. Dopo la pandemia questa domanda si è fatta ancora più stringente. E questa risposta la deve dare la politica», spiega il primo firmatario Arturo Scotto.

«I tempi in cui viviamo e l'utilizzo di dispositivi tecnologici - che rappresentano un'opportunità ma rischiano di essere pervasivi - impongono una riflessione sulla cultura del lavoro che vogliamo promuovere e su come tutelare il necessario e giusto equilibro che deve esserci tra la sfera privata e quella professionale di ogni persona - ha dichiarato la Vicepresidente della Camera e deputata PD, Anna Ascani. - Il nostro impegno è per un lavoro dignitoso, retribuito adeguatamente, sicuro e sostenibile». 

E ancora: «Reperibilità h24 e bassa retribuzione costringono tutte le generazioni di lavoratori alla precarietà - ha precisato la portavoce di asSociata - il 28 settembre all’Arena Mancini a Roma, tutti insieme lanceremo la battaglia per approvare il diritto alla disconnessione».

I sette articoli

La proposta di legge, formata da 7 articoli, vuole introdurre il diritto alla disconnessione «per ciascun lavoratore, a prescindere dalla modalità lavorativa - si legge sul testo -, al fine di tutelare lavoratrici e lavoratori dalla connessione costante e indiscriminata e per garantire una reale separazione tra vita lavorativa e vita privata, stimolando altresì l’affermarsi di una nuova cultura del lavoro capace di migliorare la vita delle persone e la produttività del Paese».

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