LITIO, LA CRISI COLPISCE ANCHE I BIG: PER LA CILENA SQM UTILI CROLLATI DEL 62,3%

La produzione di litio non è più un buon affare per nessuno. Anche il secondo fornitore mondiale, la cilena SQM – che estrae il metallo usato nelle batterie a costi molto competitivi, dalle brine dei laghi salati nel deserto di Atacama – accusa il colpo della caduta dei prezzi, che non accenna ad interrompersi. La società ha comunicato risultati inferiori alle attese nel secondo trimestre: utili in picchiata del 63,2% su base annua, a 213,6 milioni di dollari, pari a 75 cents per azione, contro i 95 cents previsti dal consensus degli analisti Lseg.

Il fatturato si è attestato a 1,3 miliardi, in linea con le attese. Nei tre mesi tra aprile e giugno SQM ha registrato vendite record di litio in termini di volumi. Ma questo non è bastato a contrastare la riduzione dei prezzi, che secondo il ceo Ricardo Ramos è destinata a proseguire: «Prevediamo che la tendenza continuerà nella seconda metà dell’anno, gli attuali indici dei prezzi del litio in Cina sono già calati di quasi il 20% rispetto alla media nel secondo trimestre».

Ramos non è l’unico nel settore ad esprimere pessimismo. Il litio – materiale presente in quasi tutte le batterie oggi in commercio – si è guadagnato in passato l’appellativo di “oro bianco”, ma da tempo ha smesso di essere prezioso: i prezzi sono crollati di circa l’80% nell’ultimo anno e sono ai minimi dal 2021, depressi da un eccesso d’offerta che secondo molti analisti faticherà a dissiparsi prima della fine di questo decennio.

Le valutazioni record di qualche anno fa – quando il litio era davvero degno del nome di oro bianco – hanno stimolato un rapido sviluppo della produzione, che solo adesso comincia in parte a rallentare. La domanda intanto non cresce ai ritmi vertiginosi che si immaginavano: le auto elettriche “pure” si diffondono a rilento in Europa e in Nord America, spingendo molte case automobilistiche a ridimensionare i piani produttivi. E anche in Cina il mercato sta frenando, in parte perché a livello domestico la pentrazione delle auto a batteria è già elevata e in parte per effetto dei dazi imposti da Usa e Ue.

SQM, che oltre al litio produce fertilizzanti e composti chimici industriali, nonostante tutto non molla. Il ceo Ramos ha confermato i piani di espansione, anche se la società sta rivalutando l’impegno in alcune iniziative e mercati specifici che «nelle attuali condizioni potrebbero essere meno attraenti nel breve termine».

Il numero uno mondiale del litio, la statunitense Albemarle – che ha operazioni anche nel deserto cileno di Atacama – ha invece annunciato a fine luglio un piano per ulteriori tagli dei costi e della produzione, dopo aver comunicato una perdita trimestrale netta di 188,2 milioni di dollari (contro un profitto di 650 milioni un anno prima). La società aveva già anticipato una riduzione del personale a gennaio, ma i prezzi del litio hanno continuato a scendere: «Il mercato non migliora, anzi in realtà è probabile che peggiorerà ancora», ha dichiarato alla Reuters il ceo Kent Masters, giustificando così la decisione di avviare una «completa revisione dei costi e della struttura operativa», che dovrebbe essere ultimata in ottobre.

Albemarle nel frattempo ha già dimezzato la produzione dell’impianto di lavorazione del litio di Kemerton in Western Australia e sospeso i piani per potenziarne la capacità. La decisione comporterà svalutazioni tra 900 milioni e 1,1 miliardi nel terzo trimestre, oltre alla perdita di 300 posti di lavoro.

Tagli della produzione sono stati effettuati anche da altri fornitori di litio, soprattutto in Australia (dove il metallo è ricavato dalle rocce di spodumene, con costi più elevati), ma anche in Cina, dove coinvolgono anche i colossi Ganfeng Lithium e Tianqi Lithium, entrambi con conti in rosso nel primo semestre.

Altre minerarie continuano tuttavia ad espandere l’offerta. A livello globale quest’ultima crescerà ancora del 32% nel 2025, superando la domanda del 23%, prevede Benchmark Mineral, secondo cui il surplus raggiungerà un picco nel 2027 e il mercato tornerà in deficit non prima di fine decennio.

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