BORSA 19 SETTEMBRE: IL TAGLIO DEI TASSI FED SPINGE I LISTINI DI ASIA ED EUROPA. OGGI TOCCA ALLA BANCA D’INGHILTERRA

I mercati cercano di metabolizzare il deciso tagli dei tassi della Fed, che ha scelto ieri la via più drastica ipotizzata dai mercati con un taglio di 50 punti base. Si tratta del primo taglio in quattro anni. La decisione mette fine alla fase di forte rialzo ai tassi, la più aggressiva dagli anni ’80, avviata nel 2022 per combattere l’inflazione. I listini Usa hanno reagito nell’immediato con un rialzo ai massimi, per poi chiudere in leggero calo. Ma poi, nelle contrattazioni asiatiche ha prevalso l’ottimismo e il deciso taglio dei tassi non è stato letto come un attacco di panico da parte del presidente Jerome Powell, bensì come un toccasana per la spesa e l’economia statunitense e i futures sul Nasdaq suggeriscono un rialzo. Salgono i prezzi del petrolio, scende quello dell’oro. Le borse europee sono viste aprire in rialzo sulla abse dei futures.

Oggi è la Banca d’Inghilterra a dominare la scena della politica monetaria, anche se l’esito di oggi difficilmente sarà così clamoroso. La BoE non può permettersi il lusso di affermare “una maggiore fiducia”, come ha sottolineato la Fed nella sua dichiarazione ieri, che l’inflazione interna stia tornando alla normalità. Di certo non con l’inflazione dei servizi della Gran Bretagna che galoppa a un 5,6% annuo. Quindi la previsione è di un nulla di fatto oggi, con i tassi destinati a rimanere invariati al 5,0%. Semmai l’attenzione di oggi è per l’obiettivo della Boe di ridurre la detenzione di titoli di stato l’anno prossimo dopo che si è gonfiata durante la pandemia. Il mercato si aspetta un’altra riduzione di 100 miliardi di sterline nei prossimi 12 mesi.

La Banca del Giappone deciderà la sua politica monetaria domani e si prevede che rimarrà immobile ma imposterà i futuri aumenti, forse già a ottobre.

Wall Street chiude in calo annullando i guadagni del dopo-Fed

Gli indici azionari statunitensi hanno chiuso con modeste perdite, ben al di sotto dei massimi giornalieri, dopo che la Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di 50 punti base, il limite massimo delle stime. La Fed prevede inoltre un altro calo del costo del denaro di mezzo punto percentuale entro la fine dell’anno. Questo probabilmente si tradurrà in due tagli da 25 punti, da eseguirsi nelle ultime due riunioni del 2024. In merito all’inflazione Pce 2024, la stima è stata rivista dal 2,6% al 2,3%, per la disoccupazione, dal 4% al 4,4%. I mercati stanno ormai scontando appieno un taglio di almeno 25 punti base nella riunione di novembre della Fed, con una probabilità di circa il 35% per un altro taglio di 50 punti base.

Le contrattazioni a Wall Street sono state piuttosto instabili. Prima dell’annuncio della Fed, l’S&P 500 oscillava tra modesti guadagni e perdite, subito dopo l’annuncio Il Dow e l’S&P 500 hanno toccato massimi intraday. Ma poi hanno iniziato a ridurre i guadagni e infine hanno chiuso in calo.

Adducendo una “maggiore fiducia” nel fatto che l’inflazione si stesse avvicinando all’obiettivo del 2% della banca centrale, la Fed ha tagliato i tassi di mezzo punto percentuale, concentrandosi ora sul mantenimento della salute del mercato del lavoro. L’indice Dow Jones è sceso di 103,08 punti, o dello 0,25%, a 41.503,10, l’S&P 500 ha perso 16,32 punti, o lo 0,29%, a 5.618,26 e il Nasdaq Composite ha perso 54,76 punti, ovvero lo 0,31%, a 17.573,30.

I titoli a piccola capitalizzazione, considerati più propensi a beneficiare di un contesto di tassi di interesse più bassi, si sono mossi al rialzo con il Russell 2000 superando i suoi fratelli a grande capitalizzazione, con un balzo in avanti fino al 2,44% prima di chiudere in rialzo dello 0,04% nella giornata. Anche le banche regionali, alcune delle quali erano state stressate da tassi di interesse più elevati, hanno guadagnato terreno, con l’indice bancario regionale KBW balzando fino al 3,53% prima di chiudere in rialzo dello 0,46%. I rendimenti dei titoli del Tesoro decennali sono saliti di quasi otto punti base rispetto al giorno precedente, al 3,719%, mentre l’oro ha raggiunto un massimo storico di poco inferiore ai 2.600 dollari l’oncia, prima di stabilizzarsi a 2.559 dollari.

Il dollaro è salito leggermente tra contrattazioni instabili dopo il taglio della Fed

Borse asiatiche positive dopo la Fed trainate da un Nikkey a +2,7%

Nella seduta asiatica prevale l’ottimismo riguardo la decisione della Fed. Il Nikkei del Giappone guadagna il +2,5%. L’Hang Seng di Hong Kong il +2%. Borse in rialzo anche in Cina, CSI 300 +1%, guidata dai guadagni nel settore immobiliare e nei beni di consumo. I futures del Nasdaq sono saliti dell’1%. “La chiave non è mai stata 25 o 50, è tutta una questione di percorso da seguire e penso che abbiano delineato una visione in cui l’economia sta ancora andando piuttosto bene”, ha detto lo strategist della BNZ Jason Wong a Wellington. “Questo non è stato un taglio di 50 bp dettato dal panico”.

Borse europee viste positive. Che cosa seguire oggi

Le borse europee sono attese in netto rialzo in avvio di seduta. Il future sull’Eurostoxx sale dello 0,97%. Positivi anche i futures statunitensi (+0,61% quello sul Dow Jones e +0,97% quello sull’S&P500)

UniCredit resta sotto i riflettori dopo la mossa su Commerzbank. In un’intervista al Messaggero il Ceo di UniCredit Andrea Orcel ha detto che rimane un investitore finanziario con il 9% e non pensa a un’Opa, che sarebbe un atto aggressivo. “Il governo tedesco ha venduto a UniCredit la quota del 4,5% di Commerzbank ritenendoci un investitore affidabile e adeguato”, sottolinea Orcel. Ieri a margine dell’assemblea nazionale di Confindustria Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo ha riconosciuto a Unicredit di aver messo in campo “una strategia di diversificazione eccellente” puntando su Commerz, una mossa “molto coerente con il loro modello di business”. Messina ha anche specificato che “il nostro modello è molto diverso”, riporta MF.

Campari ha comunicato che Lagfin, la società lussemburghese che controlla la casa dello spritz, ha intenzione di rilevare 100 milioni di euro di azioni ordinarie di Campari, visto che ritiene che l’attuale prezzo di mercato delle azioni di Campari non riflette accuratamente il vero valore del gruppo. “Questa intenzione conferma ancora una volta il forte impegno a lungo termine di Lagfin nel gruppo Campari e il suo totale supporto alle strategie di crescita a lungo termine di Campari”, si legge nella breve nota dell’azionista. Ieri, il titolo ha perso valore a Piazza Affari dopo che la società ha annunciato le dimissioni di Matteo Fantacchiotti dal ruolo di Chief Executive Officer e membro del consiglio di amministrazione, con effetto immediato, per motivi personali. Il titolo di Campari ha chiuso ieri in calo del 7,5% a EUR6,98 per azione.

Auto. Le immatricolazioni in Europa hanno segnato un deciso calo ad agosto, con risultati negativi nei principali quattro mercati: perdite a doppia cifra si sono registrate in Germania (-27,8%), Francia (-24,3%) e Italia (-13,4%), mentre la Spagna è scesa del 6,5%. Il gruppo Stellantis, che comprende tra gli altri i marchi Fiat, Jeep, Alfa Romeo, Peugeot, Opel/Vauxhall, Citroen e Ds, ha registrato in agosto una contrazione su anno delle immatricolazioni del 28,7%, con una quota di mercato in calo al 13,7% dal 14,9% di luglio. Le immatricolazioni di auto con batterie elettriche, sempre nell’area Eu-Efta+Uk, sono calate il mese scorso del 36% a 125.833 unità.

Recordati Spa ha comunicato ieri di aver acquistato 69.810 azioni ordinarie proprie tra il 9 e il 13 settembre. Le azioni sono state rilevate al prezzo medio unitario di 51,0894 euro, per un controvalore complessivo di 3,6 milioni. A oggi, la società detiene poco meno di 3,0 milioni di azioni proprie, pari all’1,4% del proprio capitale sociale. Il titolo di Recordati ha chiuso ieri in calo dell’1,4% a 50,25 euro.

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